Gli attuali sistemi di preventivazione e di stima del danno, non sono perfettamente attendibili in quanto prendono in considerazione la riparazione di danni standard (lieve-medio-grave o sostituzione), non potendo analizzare per ovvi motivi tutte le casistiche di morfologia e dislocazione dell’urto. Infatti non esiste un danno perfettamente uguale all’altro, ogni danno è diverso seppur simile all’altro. Per ottenere un modello standard di quantificazione esatto del danno, dovremmo analizzare con esattezza il costo orario di manodopera. Esso poi dovrebbe essere moltiplicato per le ore effettive di lavorazione. A questo costo andrebbe poi aggiunto il costo delle spese esatto per lo smaltimento dei rifiuti prodotti esattamente dalla lavorazione, il costo esatto dei ricambi eventualmente utilizzati, e dei materiali effettivamente impiegati (stucchi, vernici, carta per mascheratura, ecc.ecc.)
In altro modo è inutile dire che si lavora ad una tariffa di 23,00 euro orari o 45,00 euro orari. Appare del tutto evidente che a parità di lavorazione nessuno ci vieta di moltiplicare la tariffa di 23,00 per un fattore orario di 25 invece che moltiplicare un importo di 45,00 per un fattore 10; una tariffa oraria inferiore produrrebbe comunque un costo finale superiore.
Il costo finale non è dato dalla sola tariffa oraria, bensì dal suo prodotto con un altro fattore numerico (le ore di riparazione) difficilmente quantificabile.
Tutto questo calcolo per piccole o grandi aziende artigianali, oltre che complicato diventa ingestibile ed assurdo. Siamo artigiani, non macchine, non robot, non industrie.
Gli unici in grado di stabilire con esattezza il costo di ogni singolo intervento sono gli artigiani che lo eseguono, in quanto soltanto loro sono in grado di certificare la qualità dell’intervento stesso, il modo in cui è stato eseguito, la qualità dei prodotti utilizzati. In ogni azienda infatti spesso esistono uno o più cicli di lavorazione costituiti da diverse metodologie di lavorazione e da diversa qualità di prodotti utilizzati. Un occhio esterno per poter analizzare esattamente e correttamente una lavorazione, dovrebbe analizzarne anche la fase di lavorazione, il costo dei materiali utilizzati sezionando il prodotto finito, e soprattutto il perdurare della qualità nel tempo.
Una lavorazione potrebbe risultare a regola d’arte appena terminata e perdere le proprie qualità nel tempo. Un esempio di cosa potrebbe accadere, è rappresentato in modo calzante dal mondo della moda: Un prodotto “griffato” si distingue dall’imitazione per prezzo e qualità. Due prodotti apparentemente uguali, ben presto si rileveranno ben differenti. Due paia di scarpe una originale e l’altra no, si distinguono per qualità dei materiali, qualità nel processo lavorativo, rispetto dei diritti del lavoratore nel processo di lavorazione. Il primo paio costa dieci volte tanto e dura dieci volte tanto. Tutto questo viene perseguito dalla legge, e parliamo di abbigliamento, che in nessun modo può danneggiare la salute di chi lo indossa. Ma la stessa cosa avviene in tutto il mondo dell’artigianato e nella fattispecie nel mondo dell’autoriparazione, dove la qualità della riparazione influisce sulla sicurezza delle persone, e dove lo stesso processo di contraffazione dell’abbigliamento non viene perseguito dalla legge.
Non esiste in Italia una legge che definisca i parametri per valutare una lavorazione a perfetta regola d’arte. Esistono però norme che stabiliscono i parametri di correttezza tra chi commissiona il lavoro e chi lo esegue. L’unico che può certificare la lavorazione e colui che la esegue, autocertificandola, assumendosi le proprie responsabilità.
Il mezzo che hanno a disposizione i tecnici non artigiani sono i tempari basati su determinate tariffe di manodopera. Nessuna legge che regolamenta il lavoro artigianale o i diritti dei consumatori impone ed obbliga l’artigiano a sottostare a queste regole restrittive che non tengono conto dell’unicità della lavorazione artigianale ne tanto meno dell’aspetto altamente umanistico che tali lavorazioni hanno. Non stiamo parlando di lavorazioni in serie e quindi di produzioni industriali, stiamo parlando di maestri artigiani che rendono ogni propria lavorazione unica e non riproducibile, nei suoi pregi e nei suoi difetti. Stiamo parlando di lavori che in realtà non hanno prezzo, se non quello che simbolicamente gli attribuisce lo stesso artigiano che li produce.
Se ipotizzassimo di attribuire un costo alla manodopera artigianale, e pensassimo per assurdo a due artigiani con esperienze nettamente diverse, non necessariamente quello che impiega meno tempo produrrà un manufatto peggiore dell’altro. Stiamo parlando di esperienza, certo, ma soprattutto di manualità ed intelletto, doti che non sono prezzabili se non simbolicamente.
A nessuno verrebbe mai in mente di dare una tariffa di manodopera per il tempo impiegato per eseguire un quadro di Van Gogh o più semplicemente per eseguire un manufatto in vetro presso una delle tante botteghe artigiane di Murano. Stiamo parlando di arti e mestieri che si tramandano spesso da padre in figlio da generazioni e generazioni.
Parliamo di arte, si, poiché un tempo la distinzione tra artigiano ed artista non era nemmeno contemplata, fino a quando nel XII secolo qualcuno iniziò a distinguere le arti maggiori da quelle minori. Parliamo di un artigianato che ha permesso all’uomo di evolvere fino ad oggi, un artigianato nato si pensa nel 7000 a.c. , lo stesso tutelato dall’articolo 45 della costituzione che recita : “la legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato”, lo stesso che ha reso il nostro paese famoso nel mondo. Stiamo parlando di Rinascimento.
Può tutto questo essere racchiuso volgarmente e superficialmente in una tariffa di manodopera ed in un tempario di lavorazione?
No questi sono strumenti in mano ai burocrati per gli gli interessi di pochi, e contro una classe da sempre rispettata ed onorata con leggi e considerazioni speciali, che lavora nell’interesse di tutti.
Questi sono strumenti che possono dare un’ordine di grandezza ai profani, ma fin quando saranno in mano ad entità che giustamente pensano esclusivamente ai loro interessi, e a periti pagati tra le 30 e 40 euro a perizia sono armi letali contro una categoria che rappresenta da sempre la spina dorsale del nostro paese. Da un parte abbiamo imprese che trattano soldi, che portano dietro un sistema più volte dimostratosi fallimentare (vedi crisi del ’29 e quella dei giorni nostri) con le loro compravendite di debiti e crediti (non manufatti), e dall’altra abbiamo un Italia che produce, che crea ricchezza e posti di lavoro, come nessun altro paese al mondo sa fare, con il suo patrimonio inestimabile artistico ed artigianale, messa al muro da leggi, tariffe di manodopera e tempari di lavorazioni chiaramente anticostituzionali, che denaturano i mestieri, aumentandone i costi di lavorazione, rendendoli meno competitivi nel mondo.